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Maria Grazia

Danzatrice, coreografa e percussionista, studiosa di danze etniche, crea spettacoli teatrali e coreografie per la TV, insegna Tribal e Nataraja Yoga.

Tribal

Il Tribal è una tecnica che fonde lo spirito dei balli tribali con la danza contemporanea e le percussioni. Riattualizzando le antiche origini rituali, risveglia emozioni sopite.

Nataraja Yoga

Nataraja Yoga è uno stile dinamico e fluido, una fusione di tecniche orientali e danza, un lavoro sul corpo e sulla mente in cui forza e leggerezza coesistono.

Gli spettacoli

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I corsi

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Danzare è volare, staccarsi dal corpo, liberare l’anima, entrare in armonia con il movimento dell’universo e svelare la rete invisibile che unisce le cose

Comincio gli studi della danza classica da bambina con Maddalena Platania e Marisa Matteini del Teatro dell’Opera di Roma. Col tempo mi appassiono alla danza Jazz di Paul Steffen e alla danza Moderna di Gillian Hobart. Studio a New York con Bertram Ross e con Mary Antony; in Francia nella scuola di Peter Goss.

La mia passione per l’Oriente, in particolare per le danze rituali mi porta in India. Questo viaggio influenzerà molto il mio percorso artistico.

Studio e approfondisco l’antropologia del Teatro e delle Danza all’Università ‘La Sapienza’ di Roma e mi laureo con il prof. Ferruccio Marotti su ‘Le Danze Chhau dell’India nord-orientale’.

Lo studio delle danze etniche, in particolare delle danze orientali, ma anche l’impegno costante e parallelo relativo all’approfondimento delle tecniche di benessere psico-fisico come lo Yoga, che pratico da sempre, la tecnica Feldenkrais e Alexander, il Tai chi chuan, gli stili della danza jazz, moderna e contemporanea, sono gli ingredienti che mi hanno condotto ad una sintesi corporea.

Nasce così il Tribal, una tecnica che fonde lo spirito dei balli tribali con la danza contemporanea e le percussioni. Elaboro inoltre il Nataraja Yoga, una tecnica che partendo dallo yoga conduce alla danza. Svolgo lezioni regolari di Tribal e di Nataraja Yoga a Roma e a Napoli.

I miei primi lavori coreografici presentati in teatro sono: ‘Siuvle’, ispirato alle musiche degli indiani d’America; lo spettacolo ‘Kuissi Kogui’ e ‘Vuelazul’. Gli spettacoli di mia creazione sviluppano tematiche differenti e per lo più sono arricchiti dalla musica e dal canto live : ‘Funi, 2 ma non 2’, ‘Uzumè che danza’, ‘Trib Hop!’ ‘Syrene’; infine ‘Kut’, ‘Damarù’ e ‘Ebbò’. Ai bambini ho dedicato uno spettacolo interattivo con danze, storie e sequenze yogiche: ‘Yoga Tales’;

Ho portato la mia danza anche in TV, in particolare ho lavorato per due anni consecutivi nella trasmissione ‘Dove osano le quaglie’ condotta da Antonello Dose e Marco Presta. Ho partecipato a numerose programmi televisivi tra cui: ‘Alle Falde del Kilimangiaro’, ‘Unomattina’, ‘La vita in diretta’, ‘TG2 Costume e Società’.

Nataraja Yoga, è uno stile dinamico e fluido, una fusione di tecniche orientali e danza, un lavoro sul corpo e sulla mente in cui forza e leggerezza coesistono.

Il termine Nataraja è legato alla figura di Shiva, il dio danzatore, ‘Re della Danza’. Attraverso la sua danza Shiva crea, distrugge e rigenera i cicli cosmici, nella sua figura si fonde l’aspetto maschile e femminile, è simbolo di vita e morte. Shiva è ‘il grande Yogin’, da lui, secondo la leggenda, ha origine lo Yoga. La sua attività è legata dunque sia al ritmo, per la danza, sia allo sviluppo di un pieno controllo su se stesso, per lo Yoga.

Sequenze di asana, in coordinazione col respiro, vengono eseguite in forma coreografica, prendendo ispirazione dalla natura e dagli animali.

Grazie a movimenti morbidi e lenti si raggiungono le diverse posizioni (asana), si realizzano sequenze dinamiche seguendo ritmi e melodie musicali. La respirazione calma la mente e ossigena il corpo che viene nutrito e potenziato. Si raggiunge una maggior concentrazione e consapevolezza corporea. Nataraja Yoga mira al riequilibrio di energie, all’eliminazione delle tensioni, al raggiungimento di una calma e di una vera padronanza di sé. Il corpo si modella grazie al lavoro sugli allineamenti, sugli allungamenti, sulle simmetrie, sul potenziamento muscolare, eliminando resistenze e tensioni dalle articolazioni. Grazie poi a visualizzazioni e atmosfere musicali, si crea una forma di abbandono e di allontanamento per entrare in contatto diretto con uno spazio diverso, un mondo invisibile tutto da scoprire e percepire.

Il Tribal è una tecnica che fonde lo spirito e l'intento dei balli tribali con la danza contemporanea e le percussioni.

Anticamente la danza era una espressione misterica rivolta alle forze della natura e in tutte le culture primitive era espressione del sacro. Attraverso il corpo si potevano evocare facoltà invisibili ed energie profonde tali da poter influenzare la vita e l’equilibrio cosmico.

“Parte proprio da qui la mia ricerca e l’elaborazione del Tribal (in origine Tribal Jazz). Lo studio di diverse discipline – la danza Jazz, moderna e contemporanea, le danze indiane, africane, la danza balinese, il flamenco, la danza sufi, le tecniche yoga, le arti marziali e i tamburi giapponesi – mi ha condotto alla creazione di una danza volta a recuperare le antiche origini rituali.

Il Tribal coinvolge il corpo interamente in un viaggio di meditazione e di pura energia.

Lo studio del respiro, di nuovi equilibri, il contatto con la terra, sono elementi caratteristici di questa disciplina, i cui movimenti sono per lo più ispirati al mondo animale e alla natura. Imitando queste forze si riesce a captarle e ad esprimerle. Attivate dalla danza, tali energie sviluppano un senso di benessere per ritrovare la libertà e l’istinto naturale che da sempre sono custoditi dentro di noi.

Il Tribal è una forma di allenamento che coinvolge corpo, mente e ritmo.

Il lavoro sulla sincronia di movimento e suono, attraverso il gesto danzato, sviluppa forza interiore e concentrazione. Tribal è una tecnica che crea un accordo profondo tra corpo, mente ed emozioni, in un coinvolgimento totale di sé.

Danza e tamburi memorie ancestrali del mondo umano e divino, ci rendono partecipi di uno spazio mitico.

Le lezioni di Tribal, Nataraja Yoga e Yoga&Tribal sono aperte a tutti. Puoi partecipare ai corsi che si svolgono regolarmente a Roma e a Napoli. Trovi stage e workshop nella sezione eventi.

Tribal

La lezione di Tribal prevede un allenamento danzato composto da varie sequenze per allungare e rafforzare la muscolatura; si lavora su passi ritmici e si apprendono posizioni e movimenti ispirati a culture diverse; si elabora una coreografia specifica che conduce a migliorare la coordinazione e l’interazione con lo spazio circostante; si lavora con i tamburi, sulla sincronia di movimento e suono, per sviluppare forza interiore e concentrazione.

Dove: IALS e MOVIMENTO DANZA

Nataraja Yoga

La lezione di Nataraja Yoga  si sviluppa attraverso sequenze di asana, in coordinazione col respiro e con la musica. I movimenti sono morbidi, lenti, simmetrici; i muscoli si allungano e si distendono; ci si rafforza in modo naturale senza tensioni e si sviluppa scioltezza, concentrazione e resistenza, nonché una maggior consapevolezza corporea. Il rilassamento infine contribuisce a sviluppare serenità e abbandono, per preservare l’integrità del sistema nervoso. Nataraja Yoga è una tecnica che avvicina lo Yoga alla danza in un incontro tra corpo, mente e anima a favore di un’armonia totale.

Dove: IALS, MOVIMENTO DANZA

Yoga & Tribal

Yoga&Tribal è una lezione dedicata ai bambini. E’ un percorso che integra posizioni di Yoga a moduli ritmici e sequenze di danza. Il corpo si riscalda attraverso movimenti e posizioni ispirati agli animali e alla natura, si praticano mudra indiani, si sperimentano le danze tribali, infine ci si rilassa con le campane tibetane, che producono vibrazioni benefiche. E’ un momento di grande benessere psico-fisico, una magia che rimane custodita nel profondo. La lezione di Yoga&Tribal sviluppa nei bambini nuovi stimoli, generando una rinnovata creatività corporea sulla base del gioco e del divertimento.

Dove: IALS e MOVIMENTO DANZA

  • ebbo
  • kut
  • damaru
  • syrene
  • uzume
  • funi
  • yoga
  • tribhop
  • vuelazul
scene
Uno spettacolo di
Maria Grazia Sarandrea e Giovanni Imparato
Video
Alessandra Stabile e Fabrizio Barraco
Costumi
Enrica Barbano

L’ebbò è per il popolo yoruba l’offerta rituale, una manifestazione del più puro spirito di gratitudine nei confronti di tutto l’esistente. Il linguaggio universale della danza e della musica è rievocato in “Ebbò”, tramite figure fantastiche, divinità del mare, dee guerriere, culti astrali e riti di purificazione in cui la vita si esprime pienamente in tutte le sue forme.

Con questo spettacolo i due autori continuano la loro ricerca sugli aspetti archetipici ed antropologici della musica e della danza, dalla santeria cubana alla spiritualità indiana in un suggestivo rituale contemporaneo.

scene
Coreografia e danza
Maria Grazia Sarandrea
Musica dal vivo
Giovanni Imparato

Kut, ‘rituale sciamanico’ presenta l’essenza della vita, il ritmo, nelle sue molteplici manifestazioni. Lo spettacolo è un viaggio nel suono e nel movimento, un trasporto circolare in cui inizio e fine coincidono rivelando la misteriosa ciclicità cosmica.

Nell’evocare divinità universali ed essenze della natura il ‘rituale sciamanico’ si esprime attraverso simboli di comunicazione tra cielo e terra. Atmosfere suggestive avvolgono il pubblico, conducendolo verso una dimensione spirituale di condivisione e coinvolgimento totale.

Coreografia e danza
Maria Grazia Sarandrea
Musica dal vivo
Ciccio Merolla

Damaru è il tamburo sacro che genera il suono primordiale, origine di tutto. E’il ritmo della vita, il battito del cuore. E’ lo strumento con cui il dio Shiva danza per generare e rigenerare i cicli cosmici. Nel ripercorrere le tappe di un viaggio ciclico, ‘Damarù’ rievoca e nello stesso tempo libera quelle energie ancestrali che vivono in noi, a volte in luce, più spesso oscure. Musica e danza si fondono in un magico connubio tra i due artisti che trasportano il pubblico in atmosfere gioiose e colorate, in un continuo alternarsi di linguaggi comuni a culture diverse, dove il suono universale del tamburo ne è l’assoluto protagonista.

scene
Ideazione, regia e coreografia
Maria Grazia Sarandrea
Musiche
Bonelli, Cesari, Giammusso, Lao, Ricaurte, Taborri
Canta dal vivo
Barbara Eramo
Interpreti
Annalisa Borella, Emanuela Mastandrea, Cristina Pensiero, Maria Grazia Sarandrea, Matteo Tugnoli, Basia Wajs
Testi
Alberto D’Angelo
Costumi
Nadia Slimani
Luci
Valerio Geroldi
Fotografie
Pinella Palmisano
Riprese video
Alessandra Stabile
Riprese video subacquee
Federico Forletta
Montaggio video
Fabrizio Barraco
Dipinti
Francesco Saverio Biondi

Le Sirene, fantastiche creature per metà donna e per metà animale, oggetto di venerazione antica, dee di un tempo pacifico la cui saggezza e lungimiranza sarà ingiustamente obliata.

Sirene leggendarie e sirene dei nostri tempi rinnovano riti ancestrali. Sirene, sacerdotesse dei misteri, attici di un tempo senza tempo. Attraenti guide per un viaggio senza ritorno. Entro uno spazio sottomarino, la rappresentazione vive di una scenografia fatta di foto, dipinti e video.

scene
Ideazione, regia e coreografia
Maria Grazia Sarandrea
Assistente alla coreografia
Basia Wajs
Musica
Barbara Eramo e Laura Inserra
Canta dal vivo
Barbara Eramo
Costumi
Enrica Barbano
Interpreti
Annalisa Borella, Giovanna Caputi, Emanuela Mastandrea, Cristina Pensiero, Maria Grazia Sarandrea, Basia Wajs

Uzumè che danza prende ispirazione da una storia narrata nell’antico testo giapponese Kojiki. La dea del Sole Amaterasu, offesa dal fratello, si rinchiude nella caverna rocciosa e le divinità del cielo, preoccupate per il buio improvviso, affidano ad Uzumè, la danzatrice sacra, il compito di riportare il sole sulla terra. La danza di Uzumè suscita l’ilarità delle divinità e la curiosità di Amaterasu, che dischiude la porta della caverna, così che i suoi raggi tornano ad illuminare il cielo. La danza, secondo il racconto, ristabilisce l’equilibrio cosmico e consente di percepire, di stabilire il necessario incontro con l’energie dell’universo. Accompagnata dal canto e dalla musica è uno strumento rituale e cerimoniale. Esperienza liturgica capace di disperdere le illusioni e tutto ciò che ostacola il cammino nell’eterna lotta contro l’oscurità.

Hitsuki, danza del sole e della luna, Mayur, la danza del pavone di remota origine indiana, le percussioni taiko, tamburi che coinvolgono il corpo. Uzumè che danza è un omaggio all’energia femminile, alla simbologia solare nelle diverse culture, dal Medio all’Estremo Oriente, dall’Africa all’Australia.

“E’ il trionfo del sacro nella natura in cui prosperano uomini e dèi. Forte è la malia di questo spettacolo, in cui l’essere umano, entrando in un universo altro, sconosciuto e appagante, ritrova la propria appartenenza all’ordine cosmico”. IL TEMPO, Paola Pariset

scene
Ideazione, regia e coreografia
Maria Grazia Sarandrea
Musiche dal vivo
Giovanni Imparato, Roland Ricaurte
Assistente alla coreografia
Basia Wajs
Luci
Gianfranco Lucchino
Lucigrafie
Laura Aite
video
Alessandra Stabile e Fabrizio Barraco
Costumi
Espen International
Interpreti
Cecilia Arenillas, Giuseppe Asaro, Annalisa Borella, Giovanna Caputi, Cristina Pensiero, Maria Grazia Sarandrea, Basia Wajs

‘Funi’ è una parola giapponese che significa ‘due ma non due’ e indica l’unione degli opposti. Aspetti solo apparentemente distinti ma in realtà fusi in un’unità totale: la mente e il corpo, la vita e la morte, il maschio e la femmina. L’idea dello spettacolo nasce da un sogno e rimane nel mondo onirico in cui tutto è possibile. Attraverso il sogno entriamo in contatto con la parte più autentica di noi stessi, non ci sono confini; tutto si muove lungo linee irreali, frammenti, elementi scomposti; colori, emozioni senza tempo; è il flusso libero della vita in cui gli opposti coesistono. Le coreografie, disposte in quadri alterni mettono in comunicazione una moltitudine di linguaggi del corpo: dalle danze yoruba al tango, dalla capoeira alla danza sufi, dall’afro al jazz. I generi diversi di danza sono solo opposti di un continuo ritmo essenziale.

“Uno spettacolo singolare per concezione e realizzazione, curato nei dettagli…. Il risultato è lusinghiero: nella ricercata iterattività rituale della sacralità della danza arcaica vi si delinea un cosmo onirico, tra sogno e liturgia ancestrale. Vi si occhieggia agli incontri di opposti (le funi che uniscono cielo e terra), all’ancestrale circolarità perpetua dei dervisci danzanti, al tango o alla musica sudamericana, a lontane danze cerimoniali orientali ed a molto altro ancora in un singolare cocktail caleidoscopico. C’è, è vero, pure qualcosa che ricorda lo storico Bob Curtis, qualcosa che guarda al maestro nuovayorkese Alwin Nikolais ma anche tanta ricerca di gestualità diverse accostate insieme felicemente nell’imperante filone della contaminazione di stili e linguaggi” IL TEMPO, Lorenzo Tozzi

scene
Uno spettacolo di e con
Maria Grazia Sarandrea
e Basia Wajs
Scenografie
Maddalena Giansanti

Yoga Tales è uno spettacolo che prende spunto dalla millenaria cultura indiana dello yoga. La rappresentazione è data da fiabe che rievocano posizioni, asana ispirate agli animali e alla natura, che donano al corpo e alla mente equilibrio e armonia. Scenografie simboliche destano la fantasia del pubblico dei più piccoli. I bambini durante lo svolgimento dello spettacolo partecipano attivamente all’esecuzione di sequenze yogiche, nel suonare, cantare e nel comporre alcuni passi di danza indiana; infine imparano le respirazioni pranayama e il rilassamento secondo le tecniche dello yoga.
Yoga Tales rappresenta un’esperienza significativa per lo sviluppo e l’arricchimento della conoscenza e della consapevolezza corporea dei bambini.

E’ possibile rappresentare lo spettacolo in diverse lingue tra cui inglese, tedesco e cinese.

scene
Ideazione, regia e coreografia
Maria Grazia Sarandrea
Assistente alla coreografia
Cristina Pensiero
Costumi
Annalisa Di Piero
Musiche
Autori vari
Musiche originali e missaggio
Fabio Bianchini
Interpreti
Sandro Bilotta, Silvia Fagioli, Emanuela Mastrandrea, Sabrina Sepe, Massimiliano Pederiva, Cristina Pensiero, Alessandro Pustizzi, Davide Zongoli.

Fascinosa fusione di danze etniche e tribali con la danza urbana. Forme del nostro tempo, figlie di una stessa fonte. Lo spettacolo ha inizio su una strada, luogo d’incontro di vari personaggi: una donna del mercato, un intellettuale, un matto, un informatico, un tossico, una cultrice di tai chi, una prostituta e un soldato, ciascuno con la sua storia, ciascuno portatore di un mondo da raccontare.
Icone di un tempo che è nostro, tra percussioni e rime in rap. Una piazza del mondo. Una città. Un movimento, un impulso. Un richiamo che si fa passo di guerra e danza d’amore. La stada è un destino. Un canto. Danza urbana. Musica etnica. Lingua di un mondo nascente. Trib Hop!

“Nuovo look di Maria Grazia Sarandrea, ballerina e coreografa formatasi sui modelli della danza orientale Kathak e Chhau e sullo studio del moto animale naturale e felpato, da cui è scaturita la sua ormai nota Tribal Jazz. Ella infatti, con la sua ultima coreografia Trib Hop! Ha creato un mix di stili molto ben assortito. Al suo personale, la Sarandrea ha unito l’acrobatico, il contemporaneo, l’hip hop, l’etnico e l’urbano, con ottimi e rodati ballerini in prese spettacolari e imprevedibili risvolti mimici, in una kermesse irrefrenabile, colorata e mozzafiato, donandoci uno spettacolo gioioso e positivo della vita di ogni giorno” LA VOCE DI ROMA E PROVINCIA, Paola Pariset

scene
Ideazione, regia e coreografia
Maria Grazia Sarandrea
Musica dal vivo
Giovanni Imparato
Interpreti
Giuseppe Asaro, Andreana Notaro, Maria Grazia Sarandrea, Basia Wajs
Progetto luci e immagini
Laura Aite
Realizzazione video
Fabrizio Barraco e Alessandra Stabile

"Danzare è volare, staccarsi dal corpo, liberare l'anima, entrare in armonia con il movimento dell'universo e svelare la rete invisibile che unisce le cose".

Lo spettacolo Vuelazul ,volo azzurro, si ispira al volo sciamanico ed è legato al tema dell'estasi. E' un viaggio alla riscoperta di mondi lontani e immaginari in cui attraverso la musica e la danza si dissolvono i confini tra sé e l'universo. Il senso dello spazio e del tempo si dilatano e si riattivano quelle energie che permettono di entrare in un contatto più profondo con se stessi e col cosmo intero.

In sette quadri si passa dalla danza sacra giapponese a echi di quella buto, dai giri vorticosi della danza sufi ai rituali sciamanici, con la musica suonata dal vivo da Giovanni Imparato. Si passa dalla grande energia della preghiera iniziale - quasi un mantra corporeo eseguito battendo su grandi tamburi - al duello all'interno di un grande quadrato rosso, metafora del distacco dell'anima dal corpo". CORRIERE DELLA SERA, Marco Andreetti

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